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Fico (Ficus carica L.)

Localizzazione: Presente a Milano Municipi 1: P.za Castello (varietà selvatica) e in orti e giardini  in Martesana (varietà coltivata)

Conosciuto fin dall’antichità, molte leggende si sono intrecciate intorno ad esso.

Immagine

Fico con la sua chioma espansa, particolare di foglia, tipo di frutto con epidermide giallo-verde, e con epidermide rosso-bluastra

Descrizione

Diffuso in tutte le regioni del bacino del Mediterraneo, è ampiamente coltivato in tutto il territorio nazionale.

Predilige zone aride, ben drenate e soleggiate.

Altezza: fino a 10 m

Fiorisce in luglio.

Il tronco è molto spesso multiplo, corto, piegato.

La corteccia è grigio-liscia.

Ha chioma espansa, irregolare e fitta.

Le foglie sono caduche, alterne, lungamente picciolate.

La lamina presenta 5 lobi ed il margine è irregolarmente dentato.

Sono tomentose e ruvide specialmente nella pagina superiore; quella inferiore presenta una marcata nervatura palmata.

La specie è “funzionalmente” dioica, cioè sono presenti piante a funzione di alloggio dell’insetto impollinatore (Blastophaga psenes) nei siconi, dove è anche prodotto il polline per l’impollinazione.

Tali piante sono dette Fico maschio (o Caprifico), dato che svolgono la funzione maschile.

Per il fatto che esso spesso non è coltivato è detto talvolta Fico selvatico.

La pianta comunemente detta Fico (Fico a frutti commestibili) svolge funzione femminile: fruttifica senza impollinazione e la propagazione della pianta avviene per mezzo di polloni che spuntano alla sua base.

I fiori unisessuali si presentano numerosi e formano un’infiorescenza contenuta nel ricettacolo carnoso e concavo, detto siconio, a forma di pera, aperto verso l’esterno con una piccola apertura detta ostiolo.

Nel fico commestibile il siconio racchiude i pedicelli che hanno portato i fiori femminili e che poi portano i semi, contenuti in piccoli acheni (fino a 800-1000 per “frutto”, botanicamente parlando, i veri frutti).

Tra i pedicelli si trova una polpa commestibile succosa e dolcissima (contiene fino al 60 – 70% di zucchero).

Il frutto presenta una colorazione che varia dal verde al violetto.

Il fico produce frutti che maturano, a seconda delle varietà, in tre periodi dell’anno: i fichi “fiori” a fine giugno-inizio luglio; quelli che maturano in agosto e da ultimo i “tardivi” alla fine di ottobre.

I frutti del Caprifico non sono commestibili: sono asciutti (privi di succo) e stopposi, non dolci.

Note

– Il nome deriva dal latino “ficus”, genere già noto allora, di probabile derivazione dall’ebraico. L’aggettivo “carica” deriva dal greco antico “Καρία” (Caría), in latino Caria, in turco Kariye, in arabo Karwija, cioè appartenente alla Caria, regione d’origine della pianta in Asia Minore.

– Molte leggende si sono intrecciate intorno a questa piante.

Nel libro della Genesi si racconta che Adamo ed Eva si nascosero all’ombra di questo albero dopo il peccato originale; Adamo ricoprì le sue nudità con le foglie di fico nel Giardino dell’Eden.

I Greci lo legarono al culto del dio Dionisio.

I musulmani e i buddhisti lo considerano un albero sacro.

Dal nome botanico del frutto, siconio, deriva il termine “sicofante”, che significa letteralmente “delatore di ladri di fichi”, perché sembra che gli Ateniesi ne vietassero l’esportazione e i sicofanti avevano il compito di denunciare le trasgressioni a questo ordine.

Potenzialità

– I frutti sono di proverbiale dolcezza e prelibatezza. Vengono consumati allo stato fresco oppure essiccati: mangiati freschi in gran quantità sono lassativi, mentre i frutti secchi sono ricchi di zuccheri, proteine, vitamine e sali minerali e contengono principi emollienti ed anticatarrali.

– Alle foglie si riconoscono proprietà bechiche (contro la tosse) ed emmenagoghe (stimolano le mestruazioni). Il latice, contenuto in gemme, rametti, foglie, siconi immaturi, possiede doti digestive e gastro-protettive, antinfiammatorie, risolventi per calli e verruche, ma può essere caustico per la pelle, soprattutto se esposta al sole.

– Il latice contenuto nei rametti di fico veniva in passato usato per far cagliare il latte.

Bibliografia

Wikipedia, www.actaplantarum.org/ , F. Gianni “Via per via gli alberi di Milano” – Ed. Il mondo positivo (1987)

Autore: F. Gianni “Via per via gli alberi di Milano” – Ed. Il mondo positivo (1987)
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