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Albero di Sant’Andrea (Diospyros lotus L.)

Localizzazione: Presente a Milano Municipio 1: Via Sant’Agnese. E’ presente naturalizzato in molti parchi e giardini pubblici.

Simile alla pianta del caco, è più resistente alle intemperie. Dà anch’esso frutti eduli, ma molto più piccoli.

Immagine

Albero con chioma estiva, particolare delle piccole bacche, foglie.

Descrizione

Originario delle zone temperate della Cina, dove cresce sulle montagne fino a 1500 metri di altitudine e  dalla quale venne importato in Europa nel 1596 o 1597, è oggi diffuso allo stato selvatico dalla Turchia fino alla Corea, e in Europa meridionale.

In Italia è coltivato a scopo ornamentale e come portainnesto del più celebre caco da frutto (Diospyros kaki), in virtù della sua maggiore resistenza al freddo.

Altezza: 15 metri

Fioritura: maggio – giugno

Diospyrus lotus è un albero deciduo dal portamento armonico e danzante, con tronco dritto e robusto, rami ascendenti, corteccia grigio-bruna.

Le foglie sono ellittiche e appuntite, con la pagina superiore lucida e quella inferiore pubescente e chiara.

Produce una miriade di piccoli fiori a forma di otre (si dicono “ureceolati”).

I frutti sono bacche tondeggianti sferiche di 2 cm, pruinose, dalla buccia e polpa da giallo-arancio a blu porporino una volta mature, in novembre. Inizialmente molto aspri, avvizzendo, diventano dolci e gradevoli.

Alcune bacche sono fecondate e contengono i semi, piccoli e reniformi, altre invece ne sono prive perché si formano per partenogenesi, dunque senza fecondazione.

Note

Il nome della specie proviene probabilmente dal greco “λωτός” (‘lotos’), in latino “lotus”, a sua volta derivato da “loo” (desiderare), utilizzato in antichità per indicare diverse piante commestibili e foraggere dal gusto gradito.

In Italia il loto viene anche chiamato “albero di Sant’Andrea” e “legno santo”, dalla leggenda secondo la quale questo santo, fratello di San Pietro, sia stato martirizzato in Grecia su una croce decussata (forma ad X), che sarebbe stata costruita proprio con il legno di questa pianta.

Da questa credenza è nata la tradizione romana di venderne i frutti, e mangiarli per devozione, il 30 novembre, giorno della festa di Sant’Andrea.

Potenzialità

– Le bacche sono commestibili e ricche di proteine, zuccheri e vitamina A: all’inizio molto aspre, avvizzendo diventano dolci e gradevoli. Possono essere mangiate cotte, cosparse di zucchero ed essere utilizzate per preparare una grappa da bere ghiacciata in estate, secondo una vecchia ricetta. Al tempo stesso, poiché durano molto sulla pianta, sono una preziosa fonte di nutrimento per gli animali selvatici durante l’inverno.

– Il legno possiede buone qualità, per cui è ancora molto apprezzato in falegnameria. Del resto, “Diospyros lotus” è parente stretto dell’ebano (Diospyros ebanum), albero di origini indomalesi noto proprio per l’ottimo legno.

Bibliografia

Wikipedia, https://italianbotanicaltrips.com/

Autore: F. Gianni “Via per via gli alberi di Milano” – Ed. Il mondo positivo (1987)
Datazione: Fine del XVI sec
Numero scheda catalogo heritage: