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Inzago – Villa Vitali Aitelli

Localizzazione: Via Marchesi  – INZAGO

E’ probabile che in epoca medievale dove ora sorge la villa vi fosse una casa maschile degli Umiliati, laici che vivevano in comunità dedicandosi alle preghiere e alla lavorazione della lana di cui erano specialisti.

 

Immagine

Foto 1 – corpo della villa da ovest

Foto 2 – villa e torre da sud

Foto 3 – cortile interno (foto d’epoca)

Foto 4 – passaggio dal giardino piccolo al grande

Foto 5 – accesso al giardino grande

Foto 6 – cancello del ‘600

Foto 7 – cancello particolare

Foto 8 – decorazioni ottocentesche

Descrizione

In età sforzesca non vi è più traccia degli Umiliati e l’edificio apparteneva alla famiglia Seregni proprietaria di terreni ubicati sotto il naviglio (Mercantessa) e ai confini nord del borgo (cascina Sacca).

Nel 1577 la casa Seregni era posta lungo la strada che porta al ponte inferiore e i patti nuziali di Isabella Seregni (1604) con Francesco Bernardino Visconti riportano questa consistenza: “qual è con sala grande in terra et una saletta, et una camera attaccate alla detta sala et uno camerino attaccato alla saletta, et una cucina con una buratera, et uno dispensino attaccati tutti in terra con gli suoi superiori sin al tetto, due canepe sotto terra, torchio, corte, stalla, cassina, giardino”.

Restata vedova Isabella si risposò, ma anche tale matrimonio fu improle; lasciò in eredità († 1640) il suo patrimonio al cugino collegiato Lodovico Moneta che si attivò per recuperare il Chioso, ovvero il terreno antistante alla villa al di là della strada.

Con Ludovico († 1677) si estinse la linea primogenita dei Moneta; egli lasciò un terzo dei suoi beni disponibili al nipote Gerolamo Vitali († 1705) cui si devono i lavori di ampliamento della villa effettuati a più riprese tra il 1679 e il 1781 e la costruzione dell’oratorio.

La Redenzione al proposito riporta: “Il Sig. Vitale ha fatto una bella fabrica dell’anno 1681, havendola incominciata doppo la morte del Sig. Ludovico Moneta […] ha fatto un ortaglia grande, il Palazzo, e per fare un porticato ha serrato una corte, che era de pigionanti”.

Lavori imponenti che hanno comportato il raddoppio del corpo di fabbrica originario e la creazione di un ampio porticato.

Nell’oratorio furono poste diverse reliquie di san Carlo provenienti dall’eredità di monsignore Ludovico Moneta (1521–1598) tra cui la copia della Sindone ora presso la Parrocchia.

Gerolamo raccolse una collezione di quadri significativa per lo più situata al tempo nella galleria del palazzo Vitali a Milano (via Brera 8).  

Gerolamo si era sposato con Anna Silva dei Conti di Biandrate  e aveva avuto due figli; alla sua morte l’eredità fu divisa: a Francesco toccarono i beni di Inzago e Cassano e a Giò Batta quelli di Cinisello.

Francesco Vitali († 1739)  si sposò con Rosa Rocchi di Olginate (1700-1765) ed ebbe una prole numerosa (sette figli).

Negli ultimi anni della sua vita Francesco era molto malato tanto da essere trasportato e curato fuori dalla propria abitazione nel monastero di S. Agnese da tre figlie che si fecero successivamente monache.  

Nell’inventario (1739) della sostanza Vitali fatto eseguire dalla vedova la villa è così sommariamente descritta: “Casa da Nobile nel detto luogo di Inzago, consistente in più luoghi inferiori, e superiori sotto le sue notorie coerenze con torre, corti, ghiarera [ghiacciaia], sue comodità di carozza, luoghi di servitio, e per l’ortolano; con giardino e giardinetto annessi verso il Naviglio, ortaglia pure verso il Naviglio, con prospettive, e statue, sostra ed altre sue ragioni”.

Dal numero delle stanze e dalla descrizione della villa abbiamo la conferma che Francesco aveva fatto eseguire il corpo di fabbrica parallelo al naviglio, la caratteristica torre ottagonale e il giardino.

Nel 1759, dopo la morte di Giò Batta, restato celibe, l’eredità Vitali si era riunita per via del fedecommesso ed era tornata sostanzialmente uguale a quella lasciata da Girolamo nel 1705 per cui fu divisa fra due fratelli Serafino e Girolamo figli di Francesco nello stesso modo, salvo alcuni conguagli originati  dalle modifiche e dagli investimenti fatti in cinquanta anni tra cui si trovano gli incisi “per gli abbellimenti, ed aggiunta di nuove stanze, e della Torre, e delle Prospettive, ed altre decorazioni alla casa, e Giardino d’Inzago” realizzati dal padre; e ancora “li miglioramenti della casa in Milano ed aggiunte di nuova fabbrica ed abbellimenti alla casa e giardino alla propria abitazione in detto luogo d’Inzago”.

Gli spazi per un giardino nell’area della villa erano minimi per cui l’opera iniziata da Francesco fu proseguita dal figlio Gerolamo (1727-1792) che si adoperò con successive acquisizione ad allargare e riquadrare il terreno (Chioso) posto al di la della strada.

Gerolamo chiese (1791) al Magistrato straordinario “di munire di muro la riva de’ suoi fondi contigui al Naviglio medesimo”; opera che propose di fare a proprie spese.

Molto probabilmente fu nell’occasione della costruzione dell’argine e il raccordo con le spalle del ponte inferiore di Inzago che fu costruita anche una galleria sotterranea che ancora unisce, sotto la via pubblica appena prima del ponte, il piccolo giardino antistante la villa con quello molto più grande al di là della strada.

Dalla strada si accede al giardino tramite un notevole cancello seicentesco che ha avuto l’onore di essere pubblicato nella Storia di Milano della Treccani.

Il cancello è caratterizzato da una corona marchionale e dalla mancanza della consueta parte superiore.

Questi due elementi portano a dedurre che il cancello fosse stato acquistato di seconda mano dai Vitali e che in origine fosse inserito in una dimora appartenente a un marchese sotto un architrave.

Risale molto presumibilmente alle ultime decadi del ‘700 la sistemazione definitiva del giardino di cui ci resta un’unica descrizione (1798): “Ortaglia, ossia Giardino grande, al quale si viene dalla sudetta strada detta del ponte mediante apertura munita di rastello di ferro. […] Nel mezzo ed all’ingiro di questo giardino vi sono diverse statue, e piramidi di vivo con i suoi piedistalli simili. Prospettive dipinte e da questo giardino si va al già descritto giardinetto passando per andito in volta alla mosaica sotto la strada vicino al ponte”.

Non si conosce la conformazione originale del vastissimo giardino (15.000 metri quadri).

Una parziale planimetria (1850) lascia intuire una scansione in almeno quattro grandi aiuole geometriche intervallate da viali perpendicolari al cui termine erano poste delle prospettive, al centro esisteva probabilmente una grande aiuola ovale.

Gerolamo non ebbe figli e i suoi beni furono ereditati dal nipote Francesco Vitali (1801-1873) che ricoperse la carica di sindaco di Inzago per una quarantina d’anni, incarico che esercitò con spirito civico e paternalismo a favore della comunità; di lui si ricorda in particolare la realizzazione dell’Ospedale Marchesi (1850).

Francesco intervenne negli anni 1832-1833 sulla villa con il restauro di “tutta la parte civile, fatti tutti i pavimenti e serramenti in nuovo, messi gli stipiti in vivo alle finestre, fatta la gronda in vivo […] nella corte rustica fatta la stalla per otto cavalli”.

All’interno molti plafoni della villa furono controsoffittati ed oggi restano decori ottocenteschi.

La villa fu ereditata dalla figlia Matilde (1834-1914) sposata con Antonio Savoldini (1835-1874) e quindi dalla figlia Sofia Savoldini (1859-1936) sposata con il conte Birago Alfieri (1847-1911) e trasmessa alla figlia adottiva Adalgisa (1915-2009), orfana triestina di un caduto nella Grande Guerra, che sposò l’ingegnere Carlo Aitelli (1905-1963).

Nel 2006 la villa fu alienata e la nuova proprietà (famiglia Grossi) ha effettuato un radicale lavoro di recupero del complesso edilizio.

 Note

Durante la Seconda Guerra Mondiale la villa ospitò lo sfollato martire della Resistenza prof. Quintino Di Vona, assassinato in Piazza Maggiore.

Commenti

Con la sua torre la villa è una delle viste più attrattive di Inzago.

Bibliografia

Ville di delizia e dimore storiche della Martesana (edizioni Ecomuseo – 2017)

https://drive.google.com/drive/folders/1KQfDhrdaUBv1A3PKrpYj8gZ7XQo4eTNe

Autore: Enzo Motta
Datazione: Fine Sec. XVII e XVIIII
Numero scheda catalogo heritage: