All’incrocio tra via San Marco e via Pontaccio il naviglio entrava nella sua dimensione urbana.
El Tombon de San Marc
“Dopo la Conca di San Marco, il Naviglio piega a mancina, e circola per 3373 metri, moderato dalle conche del Ponte di Marcellino e di Porta Orientale. Al Ponte degli Olocati torce verso Viarenna per unirsi al Grande”. (Cesare Cantù, Grande Illustrazione del Lombardo Veneto, 1857).
Qui le acque cadevano con grande fragore nel bacino della concata (proprio di fronte alla Chiesa di San Marco) e ne uscivano incanalate lungo via Fatebenefratelli in direzione di Piazza Cavour.
Il luogo era conosciuto come il Tombone (dal termine francese tomber, cadere).
Filippo Turati lo descrisse in toni drammatici anche se, alla fine, mitigati da un messaggio di speranza e di fiducia in una nuova umanità.
Note
Con Tumbun o Tombon, i milanesi indicavano il punto in cui l’acqua del naviglio, alimentata da diversi canali e rogge, dava vita a pericolosi mulinelli causati dalla diversa profondità delle acque.
Bibliografia
Cesare Cantù, Grande Illustrazione del Lombardo Veneto, 1857